Ricomincio da qui. Tre mesi fa qualcosa di incredibile e inverosimile ha scosso le nostre vite, la mia vita e quella della mia famiglia. Solo adesso, e forse non in modo del tutto chiaro, riconosco l’impatto che può aver avuto e che avrà la quarantena. Se ripercorro i primi giorni dopo l’annuncio del “tutti a casa”, ricordo emozioni contrastanti e confuse dove la paura si alternava alla speranza.
Le strutture e le abitudini su cui appoggiavamo le nostre vite non erano più valide, era necessario cambiare per poter trasformare il problema in opportunità. Sentivo che dovevo aprirmi ad un nuovo modo di insegnare, ero certo che lo yoga potesse aiutare molte persone confuse, isolate, in un periodo tragico e carico d’ansia.
Nelle prime lezioni online, gratuite e quotidiane, provavo piattaforme che mai avevo utilizzato prima. La gestione dei piccoli problemi tecnici mi creava un po’ di tensione ma allo stesso tempo vedevo quanto la pratica portasse, giorno dopo giorno, benefici ai miei studenti.
Questo è ciò che che mi ha spinto a vincere le mie resistenze ed investire ancor più tempo ed energie nella didattica a distanza: sono arrivato a proporre 12 lezioni a settimana su Zoom incoraggiato dai feedback dei partecipanti, dai risultati che la pratica quotidiana portava alle mie classi digitali, dalla bellezza di far arrivare lo yoga in tante case sparse per l’Italia, nel frattempo si erano aggiunti anche alcuni miei ex studenti di Sanremo, Milano e nuovi allievi di altre città.
Sono passati tre mesi da allora, e oggi posso tornare a vedere piccoli gruppi di miei studenti e unire le due “didattiche”, quella tradizionale e quella nuova online.
Meno di 24 ore fa ho praticato in contemporanea con parte della mia classe di Lucca all’aperto e in diretta su Zoom con gli altri miei allievi della classi digitali.
Oggi so che c’è un nuovo modo di insegnare, di far arrivare il mio Yoga a tante persone.
Come tante volte suggerisco di fare: nell’affrontate le posizioni dobbiamo imparare ad accogliere le resistenze, a “starci” senza paure e senza irrigidire per superarle con pazienza e scoprire nuove libertà di movimento.
Vanda Scaravelli diceva: “C’è bellezza nell’accettazione di ciò che è…”.
Sono contento del percorso fatto insieme a tanti di voi in questi tre mesi.
Un percorso che non finisce.
Oggi ricomincio, da qui.